Notte bianca a Treviso (foto "La Tribuna di Treviso" |
La notte bianca per tante ragazze è una serata di puro divertimento,di shopping sfrenato, l’unica volta in cui non si bada al prezzo super scontato dell’abbigliamento ma si compra qualsiasi cosa pur di non tornare a casa a mani vuote. Per me, invece, è un inferno.
Quando la mia amica mi propose di andare con lei per negozi durante quella serata di luglio dal nome affascinante, accettai molto volentieri, perchè d'altronde sono una ragazza anch’io e noi impazziamo all’idea di provare una t-shirt o qualsiasi capo che sia nuovo di zecca. L’inferno iniziò prima di quanto pensassi: i parcheggi erano pieni zeppi, le donne al volante erano impazzite e facevano a gara per conquistare qualche raro posto che si liberava. Quando finalmente riuscimmo a trovare un parcheggio, mentre la mamma della mia amica stava cercando di fare manovre azzardate per riuscire ad infilarsi in uno spazio ridottissimo, vidi una donna al volante di un suv che appena vide il parcheggio liberarsi non esitò ad accelerare con furia e a schizzare nel posto libero.
Dopo un’ora finalmente riuscimmo ad avviarci verso Piazza dei Signori. Questa era più che affollata, era piena di ragazzi che urlavano e cercavano di non rovesciarsi gli uni sugli atri, per via della folla che spingeva, le bibite che tenevano in mano, e il caldo non aiutava ad essere pazienti in attesa del concerto di alcuni cantanti italiani: Paola e Chiara, Paolo Meneguzzi, Lost e i Sonohora, che hanno origini non tanto lontane dalla nostra città.
Dato che i tempi di attesa erano diventati stressanti, decidemmo di entrare nei negozi, anche questi pieni di gente che si può dividere in due categorie: maschi e femmine. Quando noi ragazze entriamo in un negozio, nel vedere tutti quei vestiti appositamente esposti per noi, senza volerlo entra in gioco la nostra seconda personalità: fashion victim. È tutto un correre frenetico per riuscire a togliere dalle grinfie di altre donne un paio di jeans o una borsa, e in quel momento tiriamo fuori tutta la nostra grinta. Non ci si riesce a concentrare perché è come se tutti i vestiti ti chiamassero e ti invitassero a provarli, così cominciamo a correre in tutte le direzioni senza un obiettivo preciso, siamo così elettrizzate che non sappiamo da dove incominciare. E per questo, dopo un quarto d’ora, lo scenario può sembrare un campo di battaglia: i vestiti che prima erano perfettamente ordinati volano da una parte all’altra, ecc., ecc.
Il momento di provare la roba selezionata un po’ a caso è la parte più tragica, perché si deve aspettare e aspettare non tanto perché siamo indecise se comprare o meno i capi provati, ma perché ci sono quattro camerini in tutto il negozio e quindi inizia la corsa disperata per arrivare prima e guadagnarsi il camerino. Questo succede soprattutto se si decide di andare in negozi come Coin e Benetton, che sono tra i più conosciuti e più gettonati di Treviso.
In questa fase, la seconda categoria, cioè i maschi, per i quali accompagnare le proprie ragazze o mogli in questa maratona dello shopping è la peggiore delle torture, vengono scambiati per facchini e gentilmente ci tengono le altissime pile di vestiti in mano e infilate alle braccia tantissime altre borse provenienti da altri negozi.
I negozi cominciarono a chiudere solo dopo mezzanotte, ma la serata sembrava interminabile: i negozi si svuotavano, ma in cambio si riempivano i pub e le piazze. Dopo aver utilizzato tutte le energie facendo compere ci fermammo volentieri a bere qualcosa, come tantissima altra gente. La serata andava avanti e sembrava che nessuno avesse intenzione di tornare a casa ...
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